#Welcome a una famiglia siriana allo Sprar di Castelpoto

Lo Sprar del comune #Welcome di Castelpoto ha accolto una famiglia siriana proveniente dal campo profughi in Giordania. Il racconto della responsabile dello Sprar Paola Ferrannini:

“Una nuova accoglienza richiede sempre una messa in discussione delle tue certezze, dei tuoi spazi dei tuoi tempi. L’idea può esserti faticosa, ma il risultato non è il sentirsi più stretti, ma l’essere riusciti ad ampliare ancora una volta i tuoi orizzonti.
La famiglia arriva in Italia dopo 63 mesi nei campi profughi in Giordania: un tempo immenso per chiunque, che diventa il “tuo solo ed unico tempo” se come Abdullah non hai ancora compito 6 anni.
La famiglia è seduta fuori al terminal 3 in attesa di vedere e conoscere le persone a cui volenti o nolenti, hanno affidato parte della propria vita e quella dei propri figli: quattro per la precisione. Giunti al luogo di incontro, neanche il tempo di pronunciare Salam Aleikom e il piccolo Abdullah si fionda ad
abbracciare Mustafa che con infinita tenerezza ricambia l’inaspettato abbraccio.
Yamman, invece, mostra un po’ di diffidenza rimanendo accanto alla mamma. Mentre Yamen con i suoi grandi occhioni celesti di 10 anni, segue il padre nel rito dei saluti con Mustafa.
La più grande delle figlie invece piange per la nostalgia dei nonni e degli zii lasciati nel campo in Giordania.
Parla con loro in videochiamata. Chiude, si asciuga gli occhi e cerca di capire se fidarsi o meno di quei sorrisi che cercano solo di farla sentire a casa. Nel momento di andare, prende il suo zainetto rosso con attaccati due deliziosi coniglietti bianchi. E’ l’unica ad avere “un suo zainetto” con dentro forse la sua storia di piccola dodicenne che affronta con coraggio un altro sradicamento. Chissà se quando ha dovuto lasciare la Siria ha avuto il tempo come oggi di portare con sé le cose a lei più care.
Durante il viaggio verso Benevento la stanchezza si fa sentire e l’intera famiglia si addormenta. Il maschietto più grande rimane vicino alla mamma; Abdullah si fa coccolare ancora una volta da Mustafa che veglia sul suo sonno. Le femminucce appoggiano la testa l’una all’altra.
Nel frattempo a Castelpoto c’è grande fermento nella equipe, E’ palpabile in ogni msg che arriva: “sono arrivati? “ “manda foto!” “siete ripartiti?” “a che ora arrivate” “dicci quando siete a bn che le pizze devono essere calde!” “dove siete?”. Si aggiungono immagini di preparativi emozionati ed emozionanti: Giulia insieme ad Hanene e Aysha sta preparando biscotti per l’accoglienza. Dopo insieme a Roberto e Nicolina si addobba la casa con palloncini, giochi e un piccolo rinfresco di benvenuto; i letti vengono fatti, ogni dettaglio viene curato. Manuela ha preparato un cous cous marocchino! E’ un unico filo conduttore…un unico sentire che attraversa Castelpoto fino a Roma e forse anche oltre.
Si dice che quando Gesù morì sulla croce una scossa di terremoto attraversò la terra lacerandola in molti
punti. Io credo che tutte le azioni di welcome abbiano lo stesso potere: attraversano uomini, città, nazioni
come una scossa di terremoto, squarciando terre aride per seminare la pace”.

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