Gli #stupri a doppio valore. Di Gabriella D. Giorgione

<Un anno fa, in memoria di Esther, donna e mamma nigeriana costretta a prostituirsi uccisa a colpi di pistola in pieno centro a Benevento, la nostra comunità si è stretta intorno ad un evento che ha coinvolto cittadini, associazioni, commercianti e comitati.
La #FamigliaCARITAS, insieme alla Chiesa Evangelica “Fiumi di Grazia” ha simbolicamente occupato le panchine del Viale Principe di Napoli sulle quali, a qualunque ora del giorno, si assiste a scene di ordinaria domanda e offerta di prostituzione. Le panchine del “vero amore”, le avevamo ribattezzate, e in quell’aggettivo “vero” c’era tutta la differenza etica con l’amore prostituito pagato da clienti sempre più esigenti. E purtroppo da qualche tempo la domanda di prostituzione in città si è allargata anche ad altre strade.
Qualche giorno fa gli stupri violenti del branco a Rimini ci hanno fatto rabbrividire.
Ma cosa distingue questa violenza crudele dalla domanda di prostituzione?
Noi rispondiamo: niente!
Si tratta della stessa perversa logica “predatoria” nei confronti della donna acuita dallo spregio assoluto verso la #persona umana violentata, vilipesa e trattata come rifiuto dopo il consumo.
Oggi la lettera-editoriale di Eugenia Bonetti su Avvenire ci illumina e ci sostiene in questa battaglia contro l’etica a doppia velocità di chi, mentre a casa impreca contro il branco violentatore (magari davanti alla propria famiglia), poi di nascosto domanda sesso a pagamento per soddisfare bisogni e istinti primari e disumani>.

Per leggere la lettera-editoriale di Eugenia Bonetti su Avvenire CLICCA QUI

 

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