Pasquale Zagarese, direttore della Caritas, racconta il suo viaggio nelle zone di guerra dove e giunto il tir degli aiuti diocesani Nel percorso di ritorno mi ha colpito vedere un grande nido di cicogne in migrazione. Ho immaginato per un attimo essere una di loro: Che bello vivere questa liberta’ nel volo e sulla terra con la certezza di ritrovare lo stesso nido accogliente Nostro servizio

Il direttore della Caritas, Pasquale Zagarese (nella foto di apertura è a destra con don Pino, Stefano e Oksana), ha accompagnato il Tir contenente tutto quanto raccolto nella Diocesi beneventana e destinato alle popolazioni coinvolte nel conflitto ancora in atto in Ucraina.
Un viaggio che Zagarese, persona sensibile ed attenta alle problematiche della gente ha affrontato con l’animo ricolmo della speranza che tutto finisca presto e che torni il dialogo e la pace tra questi due popoli.
Nel frattempo però c’è stato bisogno di aiuto ed è quello che Zagarese ha fatto, ha portato gli aiuti.
Ovviamente, non da solo, lui è il rappresentante della solidarietà espressa da tanti e che è stata sostenuta anche dal Comune di Benevento.
E’ stato un viaggio breve, ma intenso!, ci racconta Zagarese in questo diario che ha affidato a “Gazzetta”.
La Caritas diocesana di Benevento ha voluto accompagnare il Tir carico della raccolta per gli aiuti umanitari pro-Ucraina.
Tutto era partito dalla richiesta di aiuto dell’associazione Kryla Nadiji (Le ali della Speranza) con sede in Leopoli.
Tante le Associazioni che hanno aderito: Agesci, Cngei, Libera, Anspi, Azione Cattolica e con i tanti volontari, insieme alle tante parrocchie, abbiamo raccolto oltre 10 tonnellate di materiale: una vera e grande gara di solidarietà.
La piccola delegazione Caritas composta, ci ha ancora raccontato Zagarese, oltre da me, da don Pino, direttore diocesano Migrantes, Stefano Pescatore, instacabile amico che mi ha accompagnato anche in altre simili precedenti esperienze, come in Bosnia, negli anni della guerra, e due giovani: Daniele, figlio di Stefano e la sua carissima fidanzata: Oksana, entrambe preziose presenze, non solo per il loro entusiasmo, ma anche perché hanno dato un grande contribuito come traduttori.
Siamo partiti di buon ora il 5 aprile, non vedevamo l’ora di arrivare!
Abbiamo attraversato l’Austria, dove abbiamo pernottato, la Repubblica Ceca e la sterminata pianura polacca fino ad arrivare finalmente a destinazione: Hrebenne, uno dei paesi sul confine Polacco dove è avvenuto lo scambio della merce che e stata destinata alla comunità di Černihiv un paese a pochi kilometri da Kiev, devastata, rasa al suolo, non hanno neanche più l’acqua potabile.
Durante il viaggio di ritorno (siamo rientrati il 9 aprile) ci sono giunti i ringraziamenti per questa generosità e solidarietà che per noi era poca cosa, ma per loro veramente tanto.
MI sono chiesto come a volte cambia la “dimensione” e la “prospettiva” a secondo il momento della vita che viviamo!
Come può cambiare tutta la nostra vita in pochi secondi; pensare ai tanti giovani in guerra che hanno perso la loro speranza di vita.
Inutile terribile guerra…, la storia, ahimé, non ci ha insegnato nulla!
Alla frontiera abbiamo trovato tanta solidarietà di associazioni straniere laiche che accoglievano i rifugiati per la prima assistenza.
Nel viaggio di ritorno mi ha colpito vedere un grande nido di cicogne. In questo nido c’erano infatti due cicogne in migrazione.
Ho immaginato per un attimo essere una di loro: che bello vivere questa libertà nel volo e sulla terra con la certezza di ritrovare lo stesso nido accogliente.
Il mio pensiero non può non andare a tutti coloro che  sono fuggiti da una terra di violenza e di ingiustizia, perdendo tutto, forse, anche la speranza!
A volte solo per un confine… e dire che  sulla carta geografica non è che una linea!

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