“L’Italia che non ti aspetti” presentato in Anci: il coraggio di essere normali
“Il coraggio di essere normali, l’umiltà di riuscire a guardare le difficoltà e di apprendere dagli altri, camminando insieme, come abbiamo fatto con gli altri 14 Comuni del #Welcome: così stiamo crescendo in un tempo in cui ci si vergogna di sognare”.
Coraggio, sinergia, crescita, sogno: il sindaco di Pietrelcina Domenico Masone, nella sua testimonianza di primo cittadino firmatario del “Manifesto per una Rete dei piccoli comuni del #Welcome”, alla presentazione del libro “L’Italia che non ti aspetti. Manifesto per una rete dei piccoli Comuni del Welcome” (Ed. Città Nuova, di Gabriella Debora Giorgione, don Nicola De Blasio, Angelo Moretti), che si è tenuta, moderata dal giornalista di “Città Nuova” Carlo Cefaloni, martedì 10 luglio nella Sala Conferenze di Anci (Associazione nazionale comuni italiani), ha usato parole che racchiudono in sé non solo un’idea, ma un progetto di futuro.
Un futuro che ha radici salde: “questo passaggio dal welfare al welcome – ha commentato Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola e Relatore della Legge sui #piccolicomuni – oltre ad essere esempio concreto di buone pratiche, è un passaggio profondamente colto. Mi fa ripensare alle parole che pronunciò Kennedy poche settimane prima di morire”. Il presidente di Symbola, si riferisce al discorso che il Presidente statunitense assassinato 50 anni fa pronunciò il 19 maggio 1968 a Los Angeles.
Gli esseri umani hanno bisogno di uno scopo, diceva Kennedy, di un progetto disegnato su di sé, che li renda protagonisti e artefici del proprio destino, del proprio riscatto, dalla povertà, così come è proposto nel Reddito di Inclusione (REI), ed è nella dicitura stessa dei Progetti Terapeutici Riabilitativi Individualizzati (PTRI) con Budget di Salute per le persone che si trovano in una situazione di fragilità.
L’agricoltura sociale, il turismo sociale, l’artigianato sociale, che, nella proposta del Manifesto generano coesione sociale e crescita del territorio, l’investimento sulle energie rinnovabili, con il corretto uso di beni comuni come acqua, sole e vento, il superamento del digital divide, non sono solo il compimento di un’economia più giusta, ma lungimirante: “L’economia umana – ha detto difatti Realacci – così come descritta nella Laudato si’, è competitiva. Le imprese che fanno coesione sociale sono più competitive. Sembrano atti di bontà, in realtà sono atti di intelligenza”.
“Tutte le persone – ha affermato Leonardo Becchetti, , Ordinario di Economia Politica all’Università “Tor Vergata” di Roma – hanno il diritto di essere messi nelle condizioni di essere generative. Tutto questo deve camminare su piedi saldi ed esempi concreti: quello del Manifesto, oltre ad essere un esempio molto bello , è anche un esempio molto concreto. Non esistono piccole battaglie locali, ma una sola battaglia nazionale e culturale di cui ognuno, a livello locale, è protagonista. La questione fondamentale è che ci sono 2 tribù: quella dell’uno meno uno è uguale zero, che rende l’uomo lupo all’uomo, ed è una logica folle, e la tribù della superaddittività, quella per cui uno più uno è uguale a 3. Dobbiamo riuscire a dimostrare che si può essere etici e generativi. E in questo #siamotutticonvocati. Non basta infatti – ha concluso il professore Becchetti – essere buone pratiche, oggi bisogna comunicarle, soprattutto nell’arena dei social. E in questo la tribù del Manifesto è maestra”.
“#siamotutticonvocati, ha detto bene il professore Becchetti – così Gabriella Debora Giorgione, coautrice del libro e responsabile della comunicazione del Manifesto per una Rete dei piccoli Comuni #Welcome – Non possiamo più non guardare, non possiamo più non parlare, nessuno si senta escluso. Fino ad ora – ha raccontato – abbiamo scelto una comunicazione attraverso gli esempi delle buone pratiche, ma oggi c’è bisogno di una comunicazione di impegno, che dica a chiare lettere ‘Io non ci sto’. Non ci sto ad essere tacciata come non accogliente, ed è una questione culturale, identitaria, perché l’Italia è sempre stata la culla dell’accoglienza. Dobbiamo tracciare un nuovo cammino, dobbiamo essere vigili, critici e attenti. Non dobbiamo avere paura, siamo noi dalla parte del giusto”.
Per Luca Pacini, responsabile dell’Area Welfare di Anci e direttore Fondazione Cittalia quello presentato in “L’Italia che non ti aspetti”, “è molto di più di una raccolta di buone prassi. È un manifesto politico, è un approccio diverso, in cui non si parla di solidarietà, si parla di diritti. Si parla di rapporti umani. Si parla di generatività in cui ci si impegna per il bene comune. Non è un welfare risarcitorio, ma di una prospettiva generativa, dove ad esempio lo Sprar diventa un’opportunità di sviluppo per il territorio”.
Lo Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, è la proposta di accoglienza del “Manifesto per una Rete dei Comuni del #welcome” ed è la proposta di accoglienza dove il migrante è uomo, è persona su cui investire e progettare un domani insieme, come con le cooperative di comunità, già nate nei Comuni #Welcome di Chianche e Petruro Irpino, e obiettivo del progetto “Piccoli Comuni del Welcome” finanziato dal “Fondazione con il Sud”.
“Vorrei sottolineare – ha detto Paolo Beccegato, ViceDirettore di Caritas Italiana – l’approccio inclusivo di questo progetto che va verso lo sviluppo umano integrale e in cui si ritrovano le tre vie della carità: educativa, politica e concreta”.
È di un modello olistico che ha parlato don Nicola De Blasio, direttore di Caritas Benevento e tra gli autori del “L’Italia che non ti aspetti”, “una comunità – ha detto – dove nessuno si senta escluso, in cui la parola d’ordine è contaminazione. Caritas Benevento è mamma di questo progetto e adesso guarda a nuove periferie esistenziali per dire che un altro mondo è possibile, partendo anche da piccole comunità”.
“È importante per noi essere qui, oggi, all’Anci – ha affermato Angelo Moretti, direttore del consorzio “Sale della Terra”, coordinatore di Caritas Benevento e coautore del Manifesto – è importante perché in genere si parla di piccole comunità se accade un delitto e parlare qui di comunità è per noi una speranza in questo periodo in cui ci stiamo abituando a guardare all’altro, dal migrante al malato psichiatrico, come un nemico. Persino il nostro mare, il Mediterraneo, è nemico. I Comuni – ha aggiunto – non devono gestire il welfare. Questo ha portato a storture. Questo ha portato al lucro dei privati che ha creato, oltre al disagio, anche una cattiva percezione del welfare. Le piccole comunità sono laboratori privilegiati e il welcome è la risposta che che può essere data dalle piccole comunità, resilienti al rischio di sparire. Dobbiamo essere- ha concluso Moretti – sogni che si incrociano e non sfortunati che camminano”.
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