L’Italia che non ti aspetti: il viaggio nel #welcome

“Abbiamo una possibilità: puntare su un’Italia nuova, che faccia leva sulla migliore legislazione esistente, sulle migliori prassi della società civile, sull’amore che gli italiani riscoprono per la loro terra, la loro agricoltura, il loro artigianato. Un’Italia che non ti aspetti, perché non solo bella, ma anche efficiente”. Queste parole, scritte da Angelo Moretti, a pagina 26 de “L’Italia che non ti aspetti” (ed. Città Nuova, prefazione di Luigino Bruni), redatto insieme con Gabriella Debora Giorgione, giornalista, responsabile della Comunicazione Caritas-“Sale della Terra” e don Nicola De Blasio, direttore della Caritas di Benevento, basterebbero da sole a essere la réclame del libro.
Ma “L’Italia che non ti aspetti” non è solo un libro, è un progetto.
“L’Italia che non ti aspetti” è infatti quella dei piccoli Comuni del Belpaese che decidono di avere un futuro, invertendo il trend che sembrava una condanna per i piccoli borghi, quelli sotto i 5mila abitanti, che rappresentano il 70% dei Comuni Italiani: diventare paesi vuoti, fantasma, senza più un’anima.
“L’Italia che non ti aspetti” è quella dei quindici Comuni che tra il Sannio e l’Irpinia, hanno deciso di affiancare al proprio nome l’appellativo di #welcome, aderendo alla Manifesto della Rete Caritas-Consorzio “Sale della Terra”.
Un #Welcome che si declina al plurale delle proposte del Manifesto: welcome per chi arriva, proponendo un sistema di accoglienza che investa e progetti sulla persona, e cioè quello degli Sprar. Che ha il coraggio di dire “i nostri porti(di terra) sono aperti e non solo vogliamo accoglierti, ma crediamo che tu possa essere il nostro futuro”: è in questa logica che già sono nate “Tralci di Vite” e “La Pietra Angolare”, le Cooperative di Comunità di Chianche e Petruro Irpino, ed altre ne nasceranno, grazie al progetto Piccoli Comuni Welcome vinto con “Fondazione con il Sud” . Rigenerazione e rinascita anche economica dunque.
Welcome per chi è in povertà, per cui il nostro Stato prevede una misura Universale di contrasto: il Rei, il Reddito di Inclusione Sociale. La rivoluzione del Rei è che non prevede una mera distribuzione di soldi, ma la conditio sine qua non è un progetto di uscita dall’indigenza. La corretta applicazione del Rei è dunque un investimento sul futuro.
Welcome che si traduce con diritto: diritto a Percorsi Terapeutici Riabilitativi Individualizzati che significa avere un domani e non essere condannati a essere numeri in cliniche psichiatriche.
Welcome che significa abbattere il digital divide e welcome che è un impegno ad adottare regolamenti di contrasto al gioco d’azzardo, cancro della nostra società.
Tutto questo è spiegato, con la dovizia scientifica di un trattato qual è, con teorie e dimostrazioni dell’applicabilità delle varie declinazioni del Welcome, nel corposo contributo del Cordinatore Generale Caritas Benevento Angelo Moretti.
Una lettera d’amore è il capitolo “Comunicare il Welcome” di Gabriella Debora Giorgione, che senza Debora, con la foto di profilo raffigurante Sabiria, la bambolina con le treccine rosse e l’apparecchio, è anche il profilo Facebook della Caritas di Benevento-Consorzio “Sale della Terra”. Quella di Gabriella Giorgione e Caritas Benevento è una storia d’amore nata sui social, un amore nato durante l’alluvione che il 15 ottobre 2015 ha sommerso Benevento e travolto, da quel momento, la vita della futura responsabile della Comunicazione. Lo racconta con parole piene di passione la giornalista, lo testimonia giorno dopo giorno da quasi tre anni a forza di tweet, post, contatti con colleghi che, incuriosendosi attraverso i suoi racconti pieni di amore, hanno deciso di venire a vedere se era tutto vero e si sono innamorati a loro volta, diventando “giornalisti del Welcome”, la donna che insieme con tutta la Famiglia Caritas-Consorzio “Sale della Terra”, sogna un’ Italia che non ti aspetti, e la sta trasformando in realtà: l’Italia del Manifesto Welcome. “Il Manifesto – scrive – era già nato il 17 ottobre 2015. È nato nel fango, nei nostri cuori, nel nostro sangue, nella nostra caparbietà, nei nostri litigi, negli occhi di tutte le persone ‘liberate’ e accolte”.
“L’Italia che non ti aspetti” si chiude con l’annuncio dell’azione politico-pastorale che la Caritas di Benevento porta avanti attraverso il “Manifesto”. Il capitolo è scritto, ça va sans dire, da don Nicola De Blasio, direttore della Caritas diocesana di Benevento e si apre con un interrogativo: “Qualcuno potrebbe chiedersi: perché un organismo religioso confessionale della Chiesa Cattolica, qual è la Caritas, sia sentito in dovere di elaborare una proposta politico-amministrativa per i piccoli comuni del territorio provinciale, regionale, nazionale e/o europeo?”.
Parla di sfere e poliedri per raccontare la realtà don Nicola De Blasio: “Questo invito a uscire – scrive – che il Papa continua a rivolgere alla Chiesa, indirizzandola verso le periferie e verso i poveri, tra cui dobbiamo ora includere anche ‘la nostra oppressa e devastata terra’ (Laudato si’, 2). A differenza della sfera, infatti, ciò che vediamo del poliedro cambia a seconda della prospettiva da cui lo osserviamo. La scelta del punto di vista è dunque cruciale per la comprensione della realtà”.
Scegliere da che parte stare, come cittadini, come cristiani, perché il “Manifesto”, oltre ad essere un progetto politico, susciti un imperativo morale negli amministratori dei Piccoli Comuni del Welcome, nei suoi abitanti, per chi c’è già, per chi arriva e per chi ha la possibilità di restare.

ALTRI ARTICOLI

Torna in alto