Giordania chiama Pace: noi ci siamo!
«Sabato mattina, 18 novembre, la Caritas di Benevento ha ripreso un aereo che ha riportato le nostre gambe, i nostri occhi, i nostri piedi dalla #Giordania all’Europa. Ma il pensiero di chi di noi ha partecipato a #Migramed2017 è ancora lì, in quella terra sacra. Sacra non solo per ciò che accadde 2000 anni fa, ma per ciò che accade ogni giorno da 70 anni a questa parte.
La Giordania è un fazzoletto di terra sacra circondato da guerre. Guerre che la Giordania non ha mai voluto né sostenuto: la diaspora dei palestinesi che, a più riprese, hanno chiesto ospitalità dopo l’occupazione della loro terra decisa dagli Europei; le due guerre americane all’Iraq; la lunga tragedia della #Siria; l’instabilità della #Libia causata dalla guerra europea del 2011.
Oggi che anche altri due vicini come il Libano e l’Arabia Saudita, quest’ ultima grande alleata economica dei peggiori traffici di Occidente, vivono momenti di grande tensione ed instabilità interna, questo popolo stanco e generoso guarda con viva preoccupazione al futuro.
Le stime dei #profughi accolti dalla Giordania sono ballerine, ma le più attendibili parlano di una popolazione giordana totale di 10 milioni di abitanti, di cui 3 milioni sono profughi.
La Giordania è #Zaatari, il più grande campo profughi del mondo (dopo Dadaab, in Kenya), che ti impressiona solo a vederlo nella foto scattata dall’alto: 90 mila abitanti, 9 scuole e 18 mila alunni, 500 mila dollari, 500 mila pezzi di pane e 4 milioni di litri di acqua ogni giorno. Una forma imperfetta disegnata nel deserto da prefabbricati e tende in cui bambini, donne e uomini sopravvivono tra violenze sessuali, camion che distribuiscono a periodi non prevedibili acqua da dividere tra più famiglie e nessuna difesa dal dolore.
La Giordania è la polvere tra denti e scarpe che respiri in silenzio percorrendo la stradina per arrivare a “Betania oltre il Giordano”, il luogo in cui fu battezzato #Gesù, il punto in cui il fiume separa la Giordania da Israele: due bandiere che si guardano e sventolano allo stesso ritmo pigro di un vento pigro, ignare del caos di guerre e odio che le circonda, i canti di preghiera sorvegliati dai soldati che imbracciano mitragliatrici dall’una e dall’altra sponda.
La Giordania per la Caritas di Benevento sono i bambini, le donne e gli uomini delle famiglie siriane incontrati all’UNHCR di #Amman in attesa di poter trovare nuova vita qui nella nostra Diocesi. Sono gli sguardi complici e direttivi che la moglie, solo il tondo del viso scoperto, lancia silenziosa al marito per fargli capire se approva o no la scelta di venire in Italia.
La Giordania sono le mamme col burqa in fila in attesa di ritirare un secchio pieno di alimenti e di aiuti alla fine del colloquio con il centro di ascolto #Caritas, mentre gli uomini aspettano fuori.
La Giordania è Wael Suleiman, Direttore di Caritas Giordania, mani enormi e viso da orso buono di un cartone animato improbabile, che dal tavolo del Migramed 2017 ha lanciato un grido quasi senza più voce.
“Cosa manca in Medio Oriente? Non ci manca niente: abbiamo guerre, abbiamo soldi, abbiamo tanti soldi che alimentano un business degli aiuti. Qui manca solo la pace”: così Wael ha strigliato tutti noi “bravi europei” presenti al Migramed 2017 ed impegnati nell’accoglienza dei migranti qui in Italia.
“Dov’è lo #SpiritoSanto, in Medio Oriente? Dov’è la Chiesa? Dov’è la Caritas?”, ha continuato Suleiman gelandoci. “Mentre i cristiani di oriente sono distrutti dalle guerre e si riducono ogni anno di più – ha continuato Wael, padre di 4 figli – sembra che i cristiani di Occidente siano muti. Ci mandano soldi ma non chiedono la pace insieme a noi”.
La Giordania, questa Giordania, in quanto cristiani, cattolici, donne e uomini di Caritas, ci costringe a non girare la faccia, a non abbassare lo sguardo, a non tapparci le orecchie, a trovare un supplemento di coraggio e di coerenza.
E nel mentre portiamo avanti la campagna del #Welcome con tutte le nostre forze spirituali e professionali, dalla Giordania nasce, per noi Caritas Benevento, una nuova sfida: fare di più e meglio per l’impegno della pace. Il Welcome è la frontiera di una nuova umanità degli europei, la ricoperta delle nostre radici e del nostro sogno. Ma sono la pace e la possibilità di non dover fuggire da nessuna guerra la vera frontiera dell’umanità d’Oriente che, come ha detto Wael, vorrebbe vivere unita in questa terra e non solo in Paradiso.
Una sola può essere la risposta al grido di dolore del nostro fratello Wael: “Noi ci siamo!”.
Per questo sogno di pace che si fa progetto concreto da oggi in poi, come Caritas Benevento facciamo nostro, con convinzione, il documento di Migramed 2017 elaborato insieme a tutte le Caritas del Mediterraneo e del Medioriente (ultima foto)».
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