#WelcomeHope – L’Editoriale di Angelo Moretti
<Prendere parte alla Summer School ActingEurHope è stato un grande onore, ma soprattutto un onere.
L’Europa più vecchia di sempre, con il calo demografico più drammatico che ci si poteva aspettare da un tempo prolungato di pace (nel 1900 eravamo il 25% della popolazione mondiale, oggi siamo meno del 6%) è anche l’Europa che fatica a coniugare sogno e realtà, visione e strategia, aspirazioni di unità e divisioni interne.
I nazionalismi salgono nelle percentuali quasi dappertutto, anche se non riescono ancora a vincere le elezioni, sparare sull’Europa è un mestiere diffusissimo tra i suoi cittadini, come criticare una squadra avversaria. Dopo sessant’anni di crescita e di allargamento abbiamo avuto la prima grande perdita, la #Brexit.
Incredibile, ma non troppo, che in netta controtendenza, rispetto a questa sfiducia dilagante, ci siano i non-europei: sono i #migranti ad aprirci gli occhi, a ricordarci il valore che abbiamo in quanto Europa. In loro il sogno europeo è ancora vivo, settant’anni di pace non si barattano con le elemosine di aiuti allo sviluppo sempre più parchi e con investimenti tardo-coloniali che mentre promettono di aiutare i poveri li impoveriscono di fatto (cit. #GiulioAlbanese, Missio), la possibilità di partecipare alla vita democratica di un paese non è un sogno da poco in zone del mondo in cui il colonialismo occidentale ha lasciato le sue indelebili tracce di sfruttamento e regimi corrotti.
Poter credere in un futuro migliore è ancora il sogno europeo, almeno per i migranti che dall’Europa non se ne vogliono affatto uscire, anzi.
Senza sogno l’Europa si riscopre un coacervo di regole e direttive, di limiti e lingue diverse, prive di un’anima che le contenga e dia senso al tutto.
Ricordarsi di due giovani antifascisti, Spinelli e Rossi, che nel 1941, confinati a Ventotene, con un ciclostile, riescono ad immaginare per la prima volta e compiutamente un manifesto per un’Europa unita e solidale, convincendo con le loro ragioni di pace le classi politiche che sarebbero venute dopo, ricordarsi di Schumann (vincitore, francese) che tende la mano ad Adenauer (vinto, tedesco) per avviare insieme una nuova fase del vecchio continente, ricordarsi dei discorsi illuminati di De Gasperi, non è un esercizio commovente di nostalgici europeisti, è la straordinaria constatazione che la bella politica può valere 70 anni di pace, quanti ce ne hanno regalati quegli uomini che al momento giusto fecero le scelte giuste, per sortire insieme dai problemi.
Oggi che la #pace è assodata, dobbiamo interrogarci su come farla avanzare sui territori, come presidiarla dal tentativo di affogarla con “innocenti” proclami di guerra via web, proclami di barricate tra uno stato membro e l’altro. Oggi la pace deve avanzare inesorabilmente, al contrario avanzerebbero l’odio e la rabbia delle frustrazioni causate da una crisi che non sembra poter finire da sola, senza una nuova visione dell’economia e delle relazioni, senza una politica all’altezza della crisi.
Non possiamo più vivere di rendita. La pace chiede protagonismo nuovo, ragioni nuove e sogni rinnovati. I migranti ci portano i loro sogni, servono anche i nostri affianco a loro. Questa sarebbe sì una grande vittoria: un’Europa capace di guardarsi nello scenario internazionale ponendo vincoli e legami di solidarietà sociale alle speculazioni finanziarie che sembrano inarrestabili, che frapponga orizzonti ecologici allo sfruttamento violento degli ambienti di vita, che sappia rinnovare le sue energie.
La #Ventotene del 2017 forse si vivrà solo sul web, confinati in network digitali dove è possibile sparare parole di pace e di guerra senza troppo impegno ed in lettere improbabili che un ministro invierà ad un altro, nella guerra tra aperture e chiusure, tra allarmismi e buonismi.
Oppure potrà essere un enorme think thank di persone connesse nei mari aperti della comunicazione personale e digitale, in nuove frontiere di pace e di pacificazione raggiunte insieme, con sacrificio e dialogo.
Immaginando nuovi Europei con nuove religioni e nuove tradizioni ma con lo stesso sogno di preservare la pace e la democrazia e di vivere uniti.
Senza paura, con tanta speranza. Si può, si deve>.
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