Non lasciamoci rubare la speranza

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“Non lasciamoci rubare la speranza”

Carissimi/e,

il Santo Padre Francesco ha voluto fare un grande dono alla Chiesa universale indicendo l’Anno Giubilare della Misericordia e nella Bolla d’indizione del Giubileo ha rivolto l’invito affinché «la Quaresima di quest’anno giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio» (Misericordiae Vultus, 17).

Accogliendo l’invito del Santo Padre e quello dell’Arcivescovo Andrea Mugione il quale, nella propria “Lettera Pastorale in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia n. 14″, ci ha esortato affinché «La Caritas diocesana promuova la crescita o la nascita delle Caritas parrocchiali per educare ed animare tutti alla carità…Sono previsti corsi di formazione specifici, corsi di formazione per il volontariato e per la costituzione dei centri di ascolto e di servizi», vi invitiamo, a utilizzare i sussidi per la Quaresima-Pasqua 2016 proposti da Caritas Italiana in collaborazione con Città Nuova editrice. Essi si ispirano nel titolo, «ABBI CURA DI LUI», al Vangelo di Luca: è la raccomandazione del buon samaritano all’oste mentre gli affida l’uomo ferito raccolto dalla strada. È un gesto di misericordia che oltrepassa la prima emozione, e vuole garantire che la persona possa proseguire la sua vita in salute e libertà. In sintonia con l’Anno Santo della Misericordia, l’opuscolo accompagna adulti e famiglie, giorno per giorno, attraverso esperienze, preghiere e riflessioni per approfondire le opere di misericordia corporali, come indicato dal Papa nel documento Misericordiae Vultus. Ci si mette così in ascolto delle parole di Papa Francesco e di quelle di chi serve i più poveri, gli ultimi, i dimenticati.

            Sulla base dell’indicazione pastorale del nostro Arcivescovo, la Caritas Diocesana ha inoltre intensificato i corsi di formazione per la nascita delle Caritas Parrocchiali per tutto il 2016, chiunque di voi fosse interessato in tal senso potrà contattarci o venire alla Cittadella della Carità.

Viviamo tempi difficili: crisi economica e occupazionale, che rendono problematica la vita a molte persone e a molte famiglie; crisi di valori, che provoca fragilità sociale, profonde lacerazioni nei rapporti interpersonali, smarrimento dell’orizzonte del bene comune, illegalità diffusa, sfiducia nelle istituzioni… Come reagire da credenti? Possiamo vivere queste difficoltà senza lasciarcene travolgere? Si può trasformare la crisi in opportunità, in occasione di crescita? La Chiesa chiama “tempo favorevole per la nostra salvezza” la Quaresima che stiamo iniziando. Davanti a noi sta la novità della Pasqua di Cristo.

Possiamo dire con Papa Francesco: “NON LASCIAMOCI RUBARE LA SPERANZA!”.

  1. Papa Francesco sulle Opere di Misericordia

Con l’occasione, sperando di fare cosa gradita, vorrei condividere alcune riflessioni del nostro Santo Padre, con l’augurio di poter vivere insieme il Giubileo Straordinario della Misericordia a livello spirituale, culturale e sociale.           “Le opere di misericordia sono azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali. Istruire, consigliare, consolare, confortare sono opere di misericordia spirituale, come pure perdonare e sopportare con pazienza”. (CCC, n. 2447).

  “Il superbo delirio di onnipotenza è la radice di ogni peccato. Tale delirio può assumere anche forme sociali e politiche, come hanno mostrato i totalitarismi del XX secolo e come mostrano oggi le ideologie del pensiero unico e della tecnoscienza, che pretendono di rendere Dio irrilevante e di ridurre l’uomo a massa da strumentalizzare” (Messaggio Quaresima 2016).

Nel messaggio Il Santo Padre lancia un avvertimento a quanti inseguono denaro e potere, comportamenti sbagliati e pericolosi come “possono attualmente mostrarlo anche le strutture di peccato collegate ad un modello di falso sviluppo fondato sull’idolatria del denaro, che rende indifferenti al destino dei poveri le persone e le società più ricche, che chiudono loro le porte, rifiutandosi persino di vederli” (Ibidem). Papa Bergoglio definisce “il povero più misero” colui che non usa ricchezza e potere in suo possesso a favore del prossimo. “Il povero più misero si rivela essere colui che non accetta di riconoscersi tale: crede di essere ricco, ma è in realtà il più povero tra i poveri. Egli è tale perché schiavo del peccato, che lo spinge ad utilizzare ricchezza e potere non per servire Dio e gli altri, ma per soffocare in sé la profonda consapevolezza di essere anch’egli null’altro che un povero mendicante. E tanto maggiore è il potere e la ricchezza a sua disposizione, tanto maggiore può diventare quest’accecamento menzognero. Esso arriva al punto da neppure voler vedere il povero Lazzaro che mendica alla porta della sua casa, il quale è figura del Cristo che nei poveri mendica la nostra conversione. Lazzaro è la possibilità di conversione che Dio ci offre e che forse non vediamo” (Ibidem).  E non a caso il Santo Padre non esita a descrivere l’inferno come “un eterno abisso di solitudine”. La Quaresima di questo Anno Santo – spiega Papa Francesco – “è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia, perché le opere corporali e quelle spirituali non vanno mai separate” (Ibidem). Un percorso misericordioso dove “anche i superbi, i potenti e i ricchi hanno la possibilità di accorgersi di essere immeritatamente amati da Cristo crocifisso, morto e risorto anche per loro. Solo in questo amore c’è la risposta a quella sete di felicità e di amore infiniti che l’uomo si illude di poter colmare mediante gli idoli del sapere, del potere e del possedere” (Ibidem). Tuttavia – secondo Papa Bergoglio – “resta sempre il pericolo che, a causa di una sempre più ermetica chiusura a Cristo, i superbi, i ricchi e i potenti finiscano per condannarsi da sé a sprofondare in quell’eterno abisso di solitudine che è l’inferno”(Ibidem). Il richiamo è a “non perdere questo tempo di Quaresima favorevole alla conversione. La nostra fede si traduca in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo. La misericordia di Dio è un annuncio al mondo, ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato a fare esperienza in prima persona: è per questo – conclude quindi il Papa – che nel tempo della Quaresima invierò i Missionari della Misericordia, perché siano per tutti un segno concreto della vicinanza e del perdono di Dio”(Ibidem).

Nel percorso quaresimale la Parola di Dio ci guiderà, domenica dopo domenica, a comprendere il battesimo che abbiamo ricevuto. Saremo esortati a immergerci sempre di nuovo in Cristo, per dare senso e vitalità alla nostra storia personale e alla storia del mondo.

Nel suo messaggio il Papa scrive: “Questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico… Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che “si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà”(cfr. 2Cor 8,9). Se cresciamo nella nostra unione con Lui, la nostra fede ci darà la possibilità di affrontare le difficoltà attuali con lo stesso atteggiamento di Gesù, che sulla croce ci rivela l’amore del Padre misericordioso pronto ad abbracciare ogni persona. “Ad imitazione del nostro Maestro, – ci ricorda il Santo Padre – noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle” (Ibidem). La nostra povertà, le difficoltà in cui noi stessi viviamo, non possono impedirci di amare come Cristo e diventare misericordiosi e operatori di misericordia. Con l’impegno a superare tutte le miserie, materiali, morali e spirituali, che ci impediscono di vivere degnamente, ci rendono schiavi dell’egoismo e di tanti vizi e ingiustizie e incapaci di scoprire la bellezza dell’amore autentico, avremo in dono la salvezza perché impareremo a vivere da figli di Dio in Cristo. Non chiudiamo gli occhi di fronte alle difficoltà che opprimono tanti fratelli e tante famiglie! Come discepoli di Cristo siamo chiamati a farcene carico.

Accogliamo il suggerimento del Papa: “Ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà” (Ibidem). È questo il vero senso della penitenza, dell’elemosina e del digiuno che ci viene proposto in questo tempo quaresimale. Ci costa, certo. Ma giustamente il Santo Padre ci ricorda: “La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione… Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole”(Ibidem). Accettando il mistero della Croce riceveremo il dono di partecipare alla gloria della Risurrezione. “Il Signore – conclude Papa Francesco – ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio”(Ibidem).

2.         Il Cammino di Quaresima proposto dalla Caritas Diocesana alla luce delle esortazioni di Papa Francesco.

Alla luce di queste pregnanti esortazioni per una chiesa miserircordiosa e fraterna, nel tentativo di dare concretezza alle stesse, la Caritas Diocesana invita ad una riflessione comunitaria per la Quaresima così strutturata. Ogni domenica, prendendo spunto dai Vangeli quaresimali, si affronterà un’opera diversa, con l’impegno di concretizzarla nella settimana seguente.

Queste saranno le tappe:

  • Prima domenica:                  SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE

I poveri sono spesso come le vedove importune del Vangelo, chiedono e chiedono con insistenza, a volte per giustizia a volte per poca cultura, a volte per solitudine. Il compito del cristiano è di non giudicare, ma vivere una condizione di fraternità con tutti, nella speranza che sia la Misericordia ad illuminare tutte le relazioni umane.

  • Seconda domenica:              INSEGNARE A CHI NON SA

In tempi di crisi come questi spesso la più grande opera di carità è impegnarsi pazientemente in un servizio di formazione verso le persone disorientate e smarrite.  Aiutare non dando qualcosa, ma se stessi. Aiutare offrendo spunti di riflessione e di approfondimento, rilanciare lo sguardo verso l’alto e verso l’altro.  Con la formazione, ma anche con la testimonianza.

  • Terza domenica:                   AMMONIRE I PECCATORI

Coraggio ed Indignazione sono i due frutti della speranza, ci ha detto Sant’ Agostino.  Il coraggio di ammonire chi specula sui poveri, chi approfitta delle dipendenze altrui, chi vive nell’agio come un ricco epulone senza alcuna solidarietà con Lazzaro. L’indignazione contro tutte le strutture di peccato che rendono le relazioni umane merci ed i beni comuni (l’acqua, l’aria, i paesaggi) beni privati, accessibili a pochi.

  • Quarta domenica:                PERDONARE LE OFFESE

Il perdono come segno concreto di Misericordia con i fratelli è il gesto più forte della Quaresima. Un perdono che non è semplicemente “non portare rancore” verso chi mi ha offeso, ma che è soprattutto quella docilità allo Spirito Santo capace di far rigenerare le relazioni interrotte.

  • Quinta domenica:                CONSIGLIARE I DUBBIOSI

Essere vicini a chi è in cerca senza farsi avanti, semplicemente facendosi vivere all’altro la propria completa e disinteressata disponibilità al dialogo, sempre.

  • Domenica delle Palme:        PREGARE DIO PER I VIVI E PER I MORTI

Vivere la Misericordia non solo come un gesto presente e attuale, ma come capacità di mettersi in relazione con chi ci ha preceduto su questa terra, con chi oggi è di fronte a me e chi non lo è più. Vivere una relazione di preghiera con tutti come più alta espressione della nostra Fede in Cristo Morto e Risorto.

  • Domenica di Resurrezione: CONSOLARE GLI AFFLITTI

La nostra non è la fede della Croce, ma è soprattutto la fede della Resurrezione! Ed è di questa Resurrezione che dobbiamo avere il coraggio di parlare a tutti gli afflitti! Ma la nostra parola sarà feconda solo se accompagnata concretamente da una presenza vivificante affianco alle persone sole, da un impegno mantenuto per chi ha perso la speranza, dall’amore incondizionato verso tutti, e preferenziale verso i fragili ed i vulnerabili delle nostre comunità parrocchiali.

Sia questa la nostra Quaresima!

                                                                                                           Don Nicola De Blasio

      Vicario Episcopale per la Carità

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